L'Arcano inesistente.

Tra i Trionfi c'è chi è Matto e non sa dove stare. C'è chi è Appeso e deve decidere. C'è chi "cerca l'Uomo" con le lampade ad olio e chi è Senza Nome e fa molta paura.
Poi c'è Naeratus: l'Arcano inesistente.

giovedì 29 luglio 2010

Naeratus, le prese di coscienza e la felicità.

Tornata da una settimana e un giorno, ho la testa talmente confusa da non riuscire a realizzare cosa possa riservare adesso nei confronti di un altrove amato fino alla mitizzazione. Ho fatto bene a tornare ed ho fatto bene a viverlo con qualcuno che partisse già più ragionevole della sottoscritta. Non che ci vogliano tanti sforzi per esserlo... ho gustato un'atmosfera nuova e sono grata a chi ha voluto condividere con i criceti del mio cervello quelle giornate.
Adesso sono libera da un mondo che lascio al passato, e che sono stata felice di poter rivedere. Adesso ho finalmente capito, appurato, respirato che non può tornare nulla come prima. E che non vorrei mai che lo facesse. Prima di qualsiasi "prima", si intende. Vale per tutto.
La vita è una proiezione in avanti costellata di ricordi. Ma quel che si vive è il presente, e va gustato giorno dopo giorno, con i suoi alti e bassi, le sue opportunità e le sue delusioni, le aspettative e gli umori di ogni istante.
Vivere nel passato è un errore, come vivere per il futuro. L'oggi è quello che hai in mano, per quanto ti scivoli addosso momento dopo momento, non devi barattarlo per null'altro. Il resto è importante, è fondamentale. Ma non è quello che puoi far fruttare.

I sentimenti poi, sono altra cosa. Ma vivono anche loro del tempo e nel tempo.
E' bello stare insieme...Ogni volta che ci troviamo me ne fa convincere sempre di più. Tornare a casa assonnata ma col sorriso sulle labbra è la gioia più incontenibile per il mio modo di essere.

Ogni anno poi è la stessa storia e ogni anno mi sciolgo di una dolcezza infinita quando lo rivedo. Sto bene nel sapere che non è cosa mia. Lo so che è incomprensibile ai più: se dovessi spiegare l'affetto che mi ci lega, sarebbe senza dubbio equivocato. Non che mi importi...per me questo resta, e questo mi piace. Adoro avere una musa inconscia ed incosciente a cui rivolgere il pensiero.
E quando una musa ti fa ancora sorridere dopo tanti giri intorno al sole, e ami l'insieme e ami la compagnia...tutto è abbastanza ed in giusta misura.
Per di più, hai sempre qualcuno di cui puoi scrivere. E questo è meraviglioso.

martedì 13 luglio 2010

Coelum, non animum, mutant qui trans mare currunt.

Ritrovarmi, forse, non era che la più grande illusione.
Ritorno dalla Bretagna e di nuovo mi trovo in partenza. E' bello, come una droga.
Ho viaggiato 4000 chilometri, spostandomi in automobile. Due dimensioni.
Asse delle ascisse, asse delle ordinate. Ieri Alessio parlava giusto...Non hai un sopra ed un sotto in cui muoverti in automobile. Il tuo vincolo è la terra.
Io, vincolata a terra, penso più che in aria. In aria mi distraggo con le nuvole. A terra non puoi, giri la testa troppo in alto per vederle, e ti viene il torcicollo.
A terra scorre tutto come un film, il 3D funziona solo a metà.

A terra mi sono vista, e specchiata, e confusa nell'al di là dell'oceano. Io ero la striscia sabbiosa delle spiagge della marea. Agogna l'acqua. La ha. Le viene tolta. Non sa se è terra o se è mare, perché Dio...o la Natura...o chi per essi (che importa?) le ha dato la grazia di godere di tutto. Ma non avere niente per sempre.
Il viaggio ti dà. Il viaggio ti toglie. C'è sempre una partenza ed un ritorno. Quando torni hai visto, quando torni hai conosciuto. Non ci erano andati lontano i Greci con "Oida".
Quando torni, però, hai anche perduto.

Ho cercato di sopprimere l'angoscia con gli affreschi e con le croci.
Ero la sabbia del deserto dell'Arabia, o è sabbia l'anima in cui mi muovo.
Mi sono accorta fatta di carne sentendo le vene pulsare nel collo, scivolando ad un passo dal burrone di Cabo da Roca. Erano roboanti di saudade e di vita.
Ho leccato la neve il 20 di giugno e mi fa di nuovo male sognare un amore che muore.
Avevo lo sguardo pieno di domande sui menhir di Carnac.
Poi, mi hanno vista a Pointe du Raz toccare la luce gelida del sole delle 23, mentre piangevo sui cespugli di erica ispida e rosa, per la gioia di vedere un coniglio selvatico. Correva lungo il suo sentiero a strapiombo sull'Oceano. E non temeva il suo mondo.
L'ho scritto al piccolo Diego. Ha solo 5 mesi, ma i bambini capiscono prima di chiunque altro. Se tratterai con rispetto, nessuno vorrà farti paura.

E adesso? Chiudo il mio cerchio.
Vado a creare qualcosa di nuovo, il vecchio non ci deve interessare riaverlo indietro.
La vita, mentre è ricordo, cammina in proiezione. Amalgama passato e desiderio. Partorisce il presente.

Nondimeno, non ho mai amato le partenze.


Ti sradicano di volta in volta e ti limano come un sasso di fiume. Ti trascinano a riva e poi chissà dove.
Ma come un sasso di fiume si gode il suo viaggio, per metà già scritto, ma non per questo conosciuto, un sasso di fiume non deve ritornare a monte.
Questa è la sua condanna.
Forse questo è anche il suo piacere.



Coelum non animum mutant qui trans mare currunt.
...Il punto è che non puoi ritrovarti, perché non ti sei mai perso.