L'Arcano inesistente.

Tra i Trionfi c'è chi è Matto e non sa dove stare. C'è chi è Appeso e deve decidere. C'è chi "cerca l'Uomo" con le lampade ad olio e chi è Senza Nome e fa molta paura.
Poi c'è Naeratus: l'Arcano inesistente.

martedì 13 luglio 2010

Coelum, non animum, mutant qui trans mare currunt.

Ritrovarmi, forse, non era che la più grande illusione.
Ritorno dalla Bretagna e di nuovo mi trovo in partenza. E' bello, come una droga.
Ho viaggiato 4000 chilometri, spostandomi in automobile. Due dimensioni.
Asse delle ascisse, asse delle ordinate. Ieri Alessio parlava giusto...Non hai un sopra ed un sotto in cui muoverti in automobile. Il tuo vincolo è la terra.
Io, vincolata a terra, penso più che in aria. In aria mi distraggo con le nuvole. A terra non puoi, giri la testa troppo in alto per vederle, e ti viene il torcicollo.
A terra scorre tutto come un film, il 3D funziona solo a metà.

A terra mi sono vista, e specchiata, e confusa nell'al di là dell'oceano. Io ero la striscia sabbiosa delle spiagge della marea. Agogna l'acqua. La ha. Le viene tolta. Non sa se è terra o se è mare, perché Dio...o la Natura...o chi per essi (che importa?) le ha dato la grazia di godere di tutto. Ma non avere niente per sempre.
Il viaggio ti dà. Il viaggio ti toglie. C'è sempre una partenza ed un ritorno. Quando torni hai visto, quando torni hai conosciuto. Non ci erano andati lontano i Greci con "Oida".
Quando torni, però, hai anche perduto.

Ho cercato di sopprimere l'angoscia con gli affreschi e con le croci.
Ero la sabbia del deserto dell'Arabia, o è sabbia l'anima in cui mi muovo.
Mi sono accorta fatta di carne sentendo le vene pulsare nel collo, scivolando ad un passo dal burrone di Cabo da Roca. Erano roboanti di saudade e di vita.
Ho leccato la neve il 20 di giugno e mi fa di nuovo male sognare un amore che muore.
Avevo lo sguardo pieno di domande sui menhir di Carnac.
Poi, mi hanno vista a Pointe du Raz toccare la luce gelida del sole delle 23, mentre piangevo sui cespugli di erica ispida e rosa, per la gioia di vedere un coniglio selvatico. Correva lungo il suo sentiero a strapiombo sull'Oceano. E non temeva il suo mondo.
L'ho scritto al piccolo Diego. Ha solo 5 mesi, ma i bambini capiscono prima di chiunque altro. Se tratterai con rispetto, nessuno vorrà farti paura.

E adesso? Chiudo il mio cerchio.
Vado a creare qualcosa di nuovo, il vecchio non ci deve interessare riaverlo indietro.
La vita, mentre è ricordo, cammina in proiezione. Amalgama passato e desiderio. Partorisce il presente.

Nondimeno, non ho mai amato le partenze.


Ti sradicano di volta in volta e ti limano come un sasso di fiume. Ti trascinano a riva e poi chissà dove.
Ma come un sasso di fiume si gode il suo viaggio, per metà già scritto, ma non per questo conosciuto, un sasso di fiume non deve ritornare a monte.
Questa è la sua condanna.
Forse questo è anche il suo piacere.



Coelum non animum mutant qui trans mare currunt.
...Il punto è che non puoi ritrovarti, perché non ti sei mai perso.

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