L'Arcano inesistente.

Tra i Trionfi c'è chi è Matto e non sa dove stare. C'è chi è Appeso e deve decidere. C'è chi "cerca l'Uomo" con le lampade ad olio e chi è Senza Nome e fa molta paura.
Poi c'è Naeratus: l'Arcano inesistente.

lunedì 8 novembre 2010

Pointe du Raz. Cabo da Roca.

Fammi tornare a Pointe du Raz ad abbevararmi di sogni...oppure fammi toccare di nuovo la croce di pietra al Cabo da Roca. Quando vedevo l'oceano infinito non esisteva il tempo - e lo spazio è un'illusione. Sai? Voglio la pace che ti sovrasta quando non ti accorgi delle ore: tutto è superfluo...e ti culla il silenzio.
E quando il sole si inabissa ti senti cadere, ti uccidi di vertigine, e sei tu - solo, con te stesso.
Fammi tornare a correre tra gli scogli così alti da toccare il cielo, umidi di sale e di pericolo. Lascia che mi spinga in controluce e che del mio corpo non possa esistere un'immagine. Tremerò dell'ululato del diavolo tra la spuma di sale e le gole. Scivolando mi strozzerò di affanno...e scoprirò che respiriamo ancora.
Aspetterò la notte che sembrerà giorno e riderò d'isteria, paga d'aver trovato il nulla al di là dell'oltre.
Questo è quel che cerco.
E non avrò bisogno di dar nome alle cose, perché allora nell'anima non esisterà un solo nome giusto.

giovedì 29 luglio 2010

Naeratus, le prese di coscienza e la felicità.

Tornata da una settimana e un giorno, ho la testa talmente confusa da non riuscire a realizzare cosa possa riservare adesso nei confronti di un altrove amato fino alla mitizzazione. Ho fatto bene a tornare ed ho fatto bene a viverlo con qualcuno che partisse già più ragionevole della sottoscritta. Non che ci vogliano tanti sforzi per esserlo... ho gustato un'atmosfera nuova e sono grata a chi ha voluto condividere con i criceti del mio cervello quelle giornate.
Adesso sono libera da un mondo che lascio al passato, e che sono stata felice di poter rivedere. Adesso ho finalmente capito, appurato, respirato che non può tornare nulla come prima. E che non vorrei mai che lo facesse. Prima di qualsiasi "prima", si intende. Vale per tutto.
La vita è una proiezione in avanti costellata di ricordi. Ma quel che si vive è il presente, e va gustato giorno dopo giorno, con i suoi alti e bassi, le sue opportunità e le sue delusioni, le aspettative e gli umori di ogni istante.
Vivere nel passato è un errore, come vivere per il futuro. L'oggi è quello che hai in mano, per quanto ti scivoli addosso momento dopo momento, non devi barattarlo per null'altro. Il resto è importante, è fondamentale. Ma non è quello che puoi far fruttare.

I sentimenti poi, sono altra cosa. Ma vivono anche loro del tempo e nel tempo.
E' bello stare insieme...Ogni volta che ci troviamo me ne fa convincere sempre di più. Tornare a casa assonnata ma col sorriso sulle labbra è la gioia più incontenibile per il mio modo di essere.

Ogni anno poi è la stessa storia e ogni anno mi sciolgo di una dolcezza infinita quando lo rivedo. Sto bene nel sapere che non è cosa mia. Lo so che è incomprensibile ai più: se dovessi spiegare l'affetto che mi ci lega, sarebbe senza dubbio equivocato. Non che mi importi...per me questo resta, e questo mi piace. Adoro avere una musa inconscia ed incosciente a cui rivolgere il pensiero.
E quando una musa ti fa ancora sorridere dopo tanti giri intorno al sole, e ami l'insieme e ami la compagnia...tutto è abbastanza ed in giusta misura.
Per di più, hai sempre qualcuno di cui puoi scrivere. E questo è meraviglioso.

martedì 13 luglio 2010

Coelum, non animum, mutant qui trans mare currunt.

Ritrovarmi, forse, non era che la più grande illusione.
Ritorno dalla Bretagna e di nuovo mi trovo in partenza. E' bello, come una droga.
Ho viaggiato 4000 chilometri, spostandomi in automobile. Due dimensioni.
Asse delle ascisse, asse delle ordinate. Ieri Alessio parlava giusto...Non hai un sopra ed un sotto in cui muoverti in automobile. Il tuo vincolo è la terra.
Io, vincolata a terra, penso più che in aria. In aria mi distraggo con le nuvole. A terra non puoi, giri la testa troppo in alto per vederle, e ti viene il torcicollo.
A terra scorre tutto come un film, il 3D funziona solo a metà.

A terra mi sono vista, e specchiata, e confusa nell'al di là dell'oceano. Io ero la striscia sabbiosa delle spiagge della marea. Agogna l'acqua. La ha. Le viene tolta. Non sa se è terra o se è mare, perché Dio...o la Natura...o chi per essi (che importa?) le ha dato la grazia di godere di tutto. Ma non avere niente per sempre.
Il viaggio ti dà. Il viaggio ti toglie. C'è sempre una partenza ed un ritorno. Quando torni hai visto, quando torni hai conosciuto. Non ci erano andati lontano i Greci con "Oida".
Quando torni, però, hai anche perduto.

Ho cercato di sopprimere l'angoscia con gli affreschi e con le croci.
Ero la sabbia del deserto dell'Arabia, o è sabbia l'anima in cui mi muovo.
Mi sono accorta fatta di carne sentendo le vene pulsare nel collo, scivolando ad un passo dal burrone di Cabo da Roca. Erano roboanti di saudade e di vita.
Ho leccato la neve il 20 di giugno e mi fa di nuovo male sognare un amore che muore.
Avevo lo sguardo pieno di domande sui menhir di Carnac.
Poi, mi hanno vista a Pointe du Raz toccare la luce gelida del sole delle 23, mentre piangevo sui cespugli di erica ispida e rosa, per la gioia di vedere un coniglio selvatico. Correva lungo il suo sentiero a strapiombo sull'Oceano. E non temeva il suo mondo.
L'ho scritto al piccolo Diego. Ha solo 5 mesi, ma i bambini capiscono prima di chiunque altro. Se tratterai con rispetto, nessuno vorrà farti paura.

E adesso? Chiudo il mio cerchio.
Vado a creare qualcosa di nuovo, il vecchio non ci deve interessare riaverlo indietro.
La vita, mentre è ricordo, cammina in proiezione. Amalgama passato e desiderio. Partorisce il presente.

Nondimeno, non ho mai amato le partenze.


Ti sradicano di volta in volta e ti limano come un sasso di fiume. Ti trascinano a riva e poi chissà dove.
Ma come un sasso di fiume si gode il suo viaggio, per metà già scritto, ma non per questo conosciuto, un sasso di fiume non deve ritornare a monte.
Questa è la sua condanna.
Forse questo è anche il suo piacere.



Coelum non animum mutant qui trans mare currunt.
...Il punto è che non puoi ritrovarti, perché non ti sei mai perso.

giovedì 24 giugno 2010

Naeratus, l'estate e la forma fisica.

Sarà il sole, sarà il profumo dell'estate che sembra finalmente arrivata, saranno i progetti che sto pianificando con allegria e senso di libertà...ma insomma, mi sento estremamente motivata.
A far cosa? Praticamente tutto.
Il fine settimana in Trentino Alto-Adige è stato rinvigorente, anche se abbiamo beccato pioggia e neve (esattamente. Neve il 20 di Giugno) ed ho sbagliato le riprese shootando in infrarosso tutto il tempo. Il motivo di tutto questo è ignoto. Ieri, riguardandole, ci sono rimasta un po' basita.
Però c'è dell'arte: sembrano fatte apposta al rotoscopio. Così, a chi mi chiederà perché facciano così schifo, risponderò con una qualsiasi menata cinefila e filmologica tipo "è un effetto costruito appositamente per spiazzare lo spettatore e renderlo partecipe della sensazione lisergica che caratterizza l'animo impressionato dall'imponenza del ghiacciaio e della roccia dolomitica...".
Tutte palle, però regge sempre.

Poi, punto due, in attesa di cose migliori per cui esaltarsi: mi è arrivato Oxygen! [N.d.R.: rivista statunitense di fitness femminile]
Ordinato qualcosa come 3 mesi fa via internet è giunto l'altro ieri nella cassetta della posta dall'Inghilterra.
Adoro quella rivista tanto quanto mia madre la odia.
La compravo sempre quando andavo in palestra a Tallinn (qualcosa tipo 2 ore al giorno tutti i giorni, visto che con -15°C fuori era l'unica attività che ci si può permettere di svolgere nel tempo libero, a meno di una certa dimestichezza con lo sci di fondo...).
Ovviamente, al mio ritorno, le suddette copie di Oxygen, trattate con tanto amore e cura nel loro appartamento di Kaupmehe sono misteriosamente scomparse e si teme il loro assassinio nei bidoni della raccolta differenziata della provincia di Massa-Carrara.

Adesso però verranno protette da lucchetto e saranno un valido aiuto per mantenere alto morale e grinta nei miei obiettivi ginnastico-salutistici.
Ho iniziato ieri la dieta - che consiste principalmente di mangiare con criterio ed evitare porcate per quanto possibile (magari uploaderò qualche ricetta su Gnammotattica! ), programmato l'allenamento e fissato a 17-18% la percentuale di grasso corporeo da raggiungere.
Mangiare sano, fare molto movimento, e perdere grasso - non necessariamente peso.
Non mi sembra un piano criminoso.
La mamma starà tranquilla...anche per stavolta non diventerò Miss Olympia.
Forse.

venerdì 18 giugno 2010

Naeratus, il viaggio e la testa perduta.

Sembra che Tallinn si avvicini davvero...Tarmo, dal visetto limpido e dal sorriso timido, ha confessato di essere subito corso a Google Translate leggendo le mie esclamazioni in italiano su Faccialibro. Da cui il suo invito estone con orde di barbari baltici all'adunata. Ed io che stento a rendermene pienamente conto...perché tutto questo è semplicemente fantastico!
Ora bisogna organizzare. L'aeroporto è distante da qui e mi servirà fare i salti mortali per riuscire ad acchiappare quel benedetto volo. Ma sono disposta anche a questo.

L'altro giorno scrivevo di aver dimenticato l'anima su una panchina di Kadriorg...mi è stato intimato dalla Nemesi di "smettere di fare la melensa". Gli posso anche dare ragione sull'eccesso del mio stato para-onirico alla sola idea del sole di mezzanotte...
Ma la mia testa, là, io l'ho persa veramente. E non ho la minima intenzione di recuperarla.



p.s.: Il blog sulle cibarie è attivo!
...risolto il problema con PCriot (fanchiurlizzandolo definitivamente) è stato spostato su http://gnammotattica.blogspot.com/

mercoledì 16 giugno 2010

Tornerò a respirarti perché non ti potrò mai riavere.

Sto impazzendo. Impazzendo totalmente. Ho trovato un volo (relativamente) economico per Tallinn, grazie a voci di corridoio ed al suggerimento di mio padre.
Voglio partire, voglio partire di nuovo. Voglio vedere la bella Vanallinn, perdermi tra i cigni di Kadriorg, ingolosirmi di Vana Tallinn, salutare gli amici ed i loro occhi azzurri come il cielo.
Voglio inforcare la bicicletta, scappare nella campagna estone piena di fiori e scoiattoli. I fiori, lilled...i fiordalisi e le rose. Mi accecavano nella neve. Lumi ja lilled.
Voglio ricordare quel sorriso dolce come il torrone alla nocciola e miele venduto per le strade fatte di ciottoli...e di ombre di tetti aguzzi.
Voglio vedere Saaremaa, perché non ne posso avere memoria. Non ancora. Non ci ho mai messo piede. E insieme a Saaremaa, Hiumaa, Ruhnu. Voglio splendere nel sole del Nord, che ti droga di luce anche a mezzanotte.
Voglio quei raggi, ancora. Ne ho bisogno.
Ti ho persa tra le mura, anima mia...Ti ho persa tra le mura e ti ho scompigliato i capelli su una panchina.

martedì 15 giugno 2010

Naeratus, le zanzare e le strategie fallite.

Ore 1:12 della notte. Il termometro alla finestra segna 22°C.
Naeratus si imbozzola in un insieme informe di pigiama, calzini, lenzuola e copertine a fiori rosa.
E' evidente che creare un ambiente climaticamente ostile all'unica zanzara che s'aggira minacciosa in camera sparando a palla il condizionatore non è stata una strategia vincente.
Ma nella vita, si sa...bisogna procedere a tentativi.
Questo, nella fattispecie, segnerà la mia morte per ipotermia.
La zanzara si godrà una granita al plasma.

mercoledì 9 giugno 2010

Naeratus, i compendi culinari e la lotta con i template.

E' arrivato!
Il caro Furbizio l'ha piazzato su PCriot, mentre io sto letteralmente impazzendo per farlo funzionare.
Battaglia persa in partenza, ma non si demorde.
Di cosa parlo? Ma del già annunciato sitarello di strategie culinarie: Gnammotattica!
Dedicato con affetto a tutti gli studenti (ma non solo) alla ricerca di ricette (sane) semplici e veloci, per acquisire la consapevolezza che liberarsi dalla schiavitù della scatoletta non è un miraggio...
Dateci un'occhiata!
(Anche su Twitter, con gli aggiornamenti automatici dall'user Gnammotattica ;-) )

Si tenterà di suggerire idee per pietanze commestibili e di semplificare le cose anche per chi è proprio alle prime armi e vuole imparare a cucinare.

Se poi vedremo incrementato il numero dei morti per avvelenamento...



...mi troverete a Copacabana.

***

Aggiornamento: Ti pareva. Visto che su PCriot sono più i giorni che il suddetto sito sono funziona, provvederemo a spostarlo o a crearne uno nuovo altrove... Uff!

venerdì 4 giugno 2010

Naeratus, la libertà conquistata e la striminzita sintesi di una valanga di idee.

"Libertà!"

No...non è che mi senta molto Mel Gibson in Braveheart.
Il punto è essenzialmente uno: esami terminati. Finiti. Kaputt!

L'ebbrezza godereccia interiore di far firmare l'ultimo voto sul libretto è qualcosa di estremamente gustoso.
Se poi è un 30L e lo stai facendo verbalizzare davanti allo spavaldo pischello che si sta dannando chiedendosi chi, “...Chiiii???!” se non lui, abbia preso quella lode che a sua detta “una in più faceva tanto comodo”, quella scena davvero non ha prezzo.

Sì. Sono immensamente odiosa, lo riconosco. Ma per una volta mi concedo un piccolisssssimo peccatuccio di superbia. Così, per insaporire la giornata.

Viva Sant'Eusebio!

Ora non resta che concludere la tesi, spostata a novembre per traversie dentistiche e psicotiche varie. Di buono c'è che manca sì e no una ventina di pagine, i relatori sono entusiasti ed ho individuato dei buoni contatti cui vorrei proporre un paio di interviste.

Ma adesso?
Una settimana abbondante dopo aver salutato l'ultimo degli esami (“L'ultimo degli Esami” - qui ci sta una musichina epica a suon di violini) mi viene da fare naturalmente il resoconto.
Il bilancio.
Insomma, un modo come un altro per dire che anche qui, di tanto in tanto, si pensa. (Ora mi aspetto un “Oooooh” di incommensurabile stupore generale).

Iniziamo.
1. Siamo a quasi un anno dal mio ritorno in Italia. L'Erasmus ti butta fuori. Tanto. E questo lo scrivo per chi capita su questa strana pagina, magari dopo qualche ricerca su Google digitando “erasmus impressioni” “erasmus studiare”...So che lo fate, ho i dati alla mano.
Cos'ho da dirvi? Anch'io prima di partire mi preoccupavo di cose tipo andare fuori corso, non riuscire a dare esami, vedere distrutta una fulgida carriera scolastica. Sono una secchiona, tengo al mio libretto universitario ed al successo nello studio come ad un pezzo di coscia senza cellulite. Forse anche di più.
Ebbene, alla luce di tutto questo, dico: andate. Non fatevi venire questi dubbi cretini. Spazzateveli via dal cervello. Se studierete, riuscirete a sostenere tranquillamente tutti gli esami che vorrete inserire in piano di studi Erasmus. Ma andate.
Il difficile non sarà partire, vi avverto.
La parte più difficile sarà tornare indietro.
Qualcuno andrà fuori corso, ma io posso giurare che un'esperienza così straordinaria, così (s)travolgente, così mozzafiato ben vale le difficoltà a riprendersi, fosse anche perdere un anno. E sono pronta a sottoscriverlo.

2. Tornata a casa. L'estate sarà qui, a Carrara. Mare, monti, tanto sole. È un posticino mica male questo! Pecca un po' (tanto) in organizzazione ed in spirito imprenditoriale. Checché se ne dica, a parer mio una spinta sul versante delle attività turistiche e co-partecipative non farebbe altro che bene...specie se unita alla valorizzazione del territorio in cui, bisogna ammetterlo, non siamo proprio dei geni.
Ma, discorsi generali a parte...dal momento che nessuno organizza nulla, devo individuare delle attività ricreative per non finire a fare la lucertola sulla spiaggia – o, peggio, sulla scrivania.
L'ideale sarebbe riproporre una sorta di ESN, qualcosa che aggreghi giovani in attività comuni, fossero anche solo prendere tutti insieme la bicicletta e inventarsi piccole gite sul territorio nostro/circostante, fotografia, gare di castelli di sabbia, riunioni di cucina, serate karaoke, cineforum.
Qualche itinerario in mente ce l'ho, oltre ad una serie di buffi progettini!
Nota triste: peccato che manchi la compagnia.

3. Sono nati i cactus! Visti oggi. Seminati intorno al 14 maggio, ora sono piccoli pallini verdi nelle loro vaschette! Troppo felice...

4. Furbizio ha iniziato, da bravo ingegnere informatico, a lavorare.

4bis. Il consorte smanettone, nonostante questo, verrà impegnato nella creazione di un nuovo brillante (?) sitarello di tattiche di sopravvivenza culinaria. Dedicato al pallido frigo dello studente fuori sede (presente!) sarà il tentativo di dimostrare che vivere economicamente senza digerire alimenti firmati (vedi alla voce “Findus”) si può! Insomma, un piccolo compendio per liberarci dalla sudditanza da tonno in scatola.

5. Ho una voglia terribile di viaggiare. In aereo, treno, nave, auto, bicicletta. Anche a piedi.
Non importa la distanza...le gambe mi formicolano ed hanno la smania del “giretto”. :)

Stop, per ora.
Ogni tanto frullano le idee, prima che la melma cerebrale incontri un nuovo prolungato periodo di stasi forzata.
Mi sembra di essere la lepre della barzelletta...ma sono fondamentalmente felice per questo.
Altrimenti non sarei io.
Forse sarebbe meglio per la società.
Vado a farmi un tè.

venerdì 26 marzo 2010

Naeratus, i ricordi e la saudade...

«Chega de saudade
a realidade é que sem ela
não há paz, não há beleza
É só tristeza e a melancolia...»
(V. de Moraes, "Chega de saudade")

 

Mi manca. Mi manca come l'aria quell'abbraccio stretto. Mi manca il ghiaccio che mi gelava la pelle e mi faceva tremare il sangue. A volte persino la bile.

Mi manca quel sorriso a metà, di chi tutto dice e mai parla. Il silenzio in cui tutto sprofondava. Il silenzio nel giorno. Il silenzio della notte.
Mi manca. Mi manca anche il gabbiano mio amico sui tetti di quel palazzo grigio dietro Kaupmehe 6. Ne studiai le movenze con minuzia, tanto che potrei ancora oggi sostenere un esame sul suo modo di atterrare e ricomporre le penne delle ali.
Mi mancano le crune rosse delle torri: sembravano i merli aguzzi delle labbra. O forse era il contrario? Non lo so più. Non ho più nemmeno il ricordo della certezza, ora che tutto è così nitido, eppure così confuso.

Lo sussurrai in taxi, prima di lasciarti per la prima volta. Aprile deve essere gioioso. Che primavera è senza un sorriso... E mi scesero le lacrime, grondanti, a bruciarmi le guance, fino quasi alle caviglie, sui sedili in vellutino del Tulika 1200. Non mi ricordo nemmeno più la musica. L'autista aveva cambiato stazione dopo un'occhiata rapida al retrovisore. Avrà pensato di piazzare una polka...non gli prestai grande attenzione.

So solo che l'unica immagine che mi tormenta è il lago Ulemiste sulla destra, prima di voltare all'aeroporto.

Aprile deve essere gioioso...e anche Maggio. Ed io ero partita con il sole.
Il ghiaccio era sciolto, restava solo a piccole lastre a macchiare di bianco ovattato il lago. E poi c'erano i fiori. Le viole azzurre, me le ricordo. Ed il profumo delle paste.
Golosa. Cucinavo sola da mesi e pasteggiavo parlando con RaiNews24 sullo schermo del PC...le paste erano state il regalo più ambìto...e forse per questo furono ancora più incredibilmente dolci.

La macchina intraprese la rampa per le partenze e mi sfuggì un rapido sguardo sui tetti lontani. Sui tetti immaginati. Ed iniziò a strabuzzarmi il cuore, perché gli occhi li protessi serrandoli e strizzandoli forte nelle orbite.
Chiusi la portiera. Non mi è mai piaciuto farmi vedere piangere...normalmente cerco di risucchiare le lacrime nelle palpebre e dar la colpa alla polvere o a uno sbadiglio.
E' che avevo iniziato ad assaporare quello che sarebbe stato.
E' che avevo capito tutto solo al momento del distacco.


Ma igatsen sind.
Ma armastan sind.

P.s.: Dimmi una cosa...può esistere la saudade per il Nord?

mercoledì 24 marzo 2010

Le parole. [parte seconda]

Era voltato l'anno e non restava nemmeno l'odore del tè nell'aria.

Il mezzogiorno era solo un ricordo. Rimaneva il profumo delle quattro del pomeriggio a riscaldare le narici, mentre la luce paglierina che aveva appena vinto sulle nubi gonfie d'acqua filtrava dalle feritoie nelle tapparelle tirate a metà e si disponeva in filari carnosi, evidenziando le danze della polvere al di sopra della sua testa.

Lui era lì, chinato sul pavimento. Il palmo sinistro poggiato tra il parquet e l'ennesimo foglio A4, livido di sudicio e di sferzate di carboncino. I jeans, tirati nell'accosciata, lisi ormai sulle ginocchia, erano colpiti a ritmo sincopato dalla matita nella sua destra, che non accennava a fermarsi.
Quello sguardo fisso a terra, gonfio di rabbia e di sudore, lo volse per un attimo verso est:
i passi che risuonavano pesanti e goffi sul pianerottolo di grès erano come la voce della propria madre, per un udito che non aveva registrato che il Silenzio.

“...Dio...allontanalo...” La mente labile si sforzava controvoglia di rimanere lucida...ma mescolava i pensieri come si mescola l'acqua nell'onda.
“Dio, ALLONTANALO!!!

La preghiera non era mai stata il suo forte e da tempo aveva preso l'aria di una buffa superstizione.
Bestemmiò. Digrignò i denti. sempre più furioso. Sempre più cieco.

L'altro fece un respiro. Passò i polpastrelli sui capelli cenerini bagnati di pioggia fresca.

La pioggia, certe persone, le avvolge in tutte le sue lacrime...e mimetizza le loro.
Per conto suo, la incolpava da tempo immemore per il velo di malinconia in cui si nascondeva, salvo poi smentire tutto all'occasione. Spinse sulla maniglia, senza sforzo.
Aveva gli occhi tristi. Come sempre. E portava nel respiro affannoso l'umidità del cielo.

Entrò col suo passo lento ed importante, di chi dà nell'occhio per natura, e sentì un tuffo allo stomaco nel vederlo inginocchiato al bordo del tappeto. “La porta era aperta...”.

Immerso in quella stanza coperta di polvere e tappezzata di carta e disegni, c'era lui: così giovane e smilzo, liscio in viso...solo una barbetta ramata ad incorniciarne il mento. Impassibile, s'aggrappava alla fissità dello sguardo, bloccava le smorfie a terra e continuava frenetico a segnare i fogli.

Avanzò col suo camminare cadenzato, cercando di non far rumore.
“E' difficile parlare senza...” Un altro passo e gli fu alle spalle “...senza parole”.
Osservava ed inorridiva di fronte ai segni, ai simboli sparsi nel caos primordiale di quel corridoio. Di quella sala. Una partita a scacchi. Cercava un appiglio alla memoria di chi sembrava morto dentro.

Si sedette sul divano verde e giocò per un secondo con la polvere di qualche incenso al fiordaliso spentosi nel posacenere lì davanti.
“Voglio dire...” Si alzò dimostrando il suo dolore e la sua insofferenza “...dev'essere dura non avere simulacri in cui racchiudere il mondo”.

Poggiò la destra sulla spalla di lui e lo invitò dolcemente a una torsione. Lo chiamò per nome.

Si voltò con le guance rigate di lacrime. Vecchie di mesi.

Sembrava forte. Tutto in lui sembrava forte, ma non resistette oltre. “Cosa significa?” lo attaccò, strappando i disegni “Cosa significa tutto questo?!” Con un gesto ampio della mano indicava pareti e terra, indistintamente, prima di scuoterlo aggrappandoglisi con le mani alla base del collo.

Lui chiuse gli occhi e si liberò con delicatezza. Con un pollice asciugò le lacrime dell'altro.
Non ne aveva mai viste sgorgare...Era evidente che avesse sempre aspettato che si confondessero con la pioggia.
O la neve...

Io ti ho aspettato...tu lo sapevi. E non sei tornato che adesso.”

L'altro lo guardò aggrottando le sopracciglia in un moto di colpa e di insicurezza ed ammutolì il respiro.

Lui proseguì. Tu mi dicesti che avrei potuto inventarmene di nuove, di parole per raccontarmi...” scoperse la spalla, mostrò le cicatrici da cui era dilaniata anche la sua pelle. Finalmente non oppose più diniego nel fissarlo in volto.
“Questo” gli costrinse la mano sulle scarificazioni “non era che il modo per gridare quelle che noi due già conoscevamo...”
Gli allontanò il braccio e lo superò, incamminandosi verso lo scaffale delle teiere
“...Ma che tu non hai mai ascoltato”.

sabato 20 marzo 2010

Naeratus, le avventure e la vita dinamica.

Coff coff! Un po' di polvere qua sopra...
Sì, lo so. Non ho aggiornato per più di un mese, ma non mi sembra che la società ne soffra in modo irreparabile. Ehi, ehi! Ho sentito un “Anzi...".
Un mese un po' balordo questo che è passato tra momenti di frenesia assoluta e lassi di scazzo ineguagliabile.
Gli ultimi evito di rievocarli, altrimenti rischio anch'io la depressione.

Le avventure di Febbraio-Marzo annoverano:
  • 20 Giorni su 30 di sano mal di testa!
Eh sì, quel tocco di vivacità in più che smorza le tue giornate in maniera irreparabile, impedendoti di dedicarti a qualsivoglia attività e facendoti assumere uno sguardo da triglia assonnata (già, perché l'occhio da triglia sveglia è sin troppo salace).

Ho sempre sofferto di mal di testa in modo ignominioso.
Alle elementari ci fu qualcuno che credette che volessi saltarmi le lezioni. Purtroppo venne smentito – purtroppo perché avrei preferito di gran lunga mettere il termometro nel tè caldo come era d'uso tra tanti amichetti, ma la sorte volle che a me toccasse il sistema molto più realistico del vomito causa cefalea infantile.
Alle medie ci fu qualcuno che credette che volessi attirare l'attenzione.
Alle superiori ci fu qualcuno che credette che volessi evitare le interrogazioni.
Insomma, ora sono alla laurea. Non ci sono più lezioni, non ci sono interrogazioni, l'attenzione l'attiro con i cappellini turchesi e gli occhiali viola. Eppure continuo a passare le settimane drogandomi di Aulin.
Di buono c'è che posso farlo senza che ci sia nessuno a ridire e a rompere i coglioni.
...È bello trovare dei lati positivi nella vita.
  • Conversazioni con i ladri al telefono e fare l'esca della polizia.
Ebbene sì! La squadra Cobra 11, Rex e l'ispettore Derrick (buonanima) prendevano lezioni da Naeratus.
La telefonata leggermente sospetta, da parte di una voce leggermente sospetta che dice cose leggermente sospette (cfr. “avresti potuto inventarti una cazzata meno galattica di questa”) induce Naeratus al sospetto.
Già, perché quando ti chiamano facendo finta di essere un disco, qualche dubbio ti viene. Se poi lasciano lì per dirti “Siamo dell'Enel [Uhm...sarà] Guardi che arriverà una scossa da 250 milioni di volt! [Ecchellè??! Un meteorite!] lasci subito la casa, che è pericoloso [Sì, così rubate anche le mutande...]” storgi un po' il naso. Quando poi ti aggiungono “C'è un blackout a casa sua”, tu rispondi che la cosa non ti risulta e dall'altro lato si incacchiano come bestie “Faccia pure come vuole, ma la scossa vi farà morire stecchiti”...cosa fai? Ringrazi cortesemente per l'avviso. E chiami il 113.
La mattinata si movimenta e ti senti molto protagonista di Don Matteo quando fai l'esca per i poliziotti girando con una katana per la casa. “Restate dentro. Chiamateci appena vi citofonano”.
Yeah! Grandioso!
DRIIIIIN! E' il momento! Chiami.
Arrivano i poliziotti.
Preso!

Non fate mai sapere delle telefonate minatorie ai vostri genitori. Nella foga dimenticherete sicuramente di raccontare qualche dettaglio. Dopodiché vi toccherà assistere alla cattura e all'interrogatorio del dirimpettaio, cui vostra madre – preoccupatissima – ha chiesto di venirvi a trovare.

  • La scoperta che Trenitalia non ha limiti.
Se il vostro sarcasmo prima di prendere un treno disprezza a tal punto le Ferrovie dello Stato italiano da indurvi a pronunciare la fatidica frase “Dovrebbe arrivare alle 11.30. SE arriva” (dai, lo so che l'avete detto almeno una volta!) ...ebbene, dovrete rivedere tutto.
Naeratus infatti è fiera detentrice di un record ineguagliabile.
La mattina del 4 Marzo la nostra eroina timbra il biglietto per il regionale per Milano e sale a bordo.
Il treno vedrà prima l'incendio della ruota dell'ultimo vagone, causa freno incantato...Riposti gli estintori, sarà la locomotrice a decidere di abbandonarci per congiungersi con Sorella Morte nell'eterno riposo.
La morale?
Pensate bene prima di ironizzare “Se arriva”.
Non si tratta di superstizione.
È che prima di chiedervi “Se arriva” dovrete considerare un “Se parte”.

Un grazie sentito agli zii, specialmente allo zio M., per l'impegno nel condurre la nipotonzola a destinazione e per l'alto livello di sopportazione delle sue lamentele circa il trasporto su rotaia.

p.s.: Scoop inedito!
Trenitalia sta lavorando al superamento del recente record implementando un progetto di retromarcia per accumulare sempre maggior ritardo allontanandosi al contempo dalla destinazione prescelta.

lunedì 15 febbraio 2010

Naeratus e la creazione di seghe mentali come hobby:

Giorni tranquilli, così tranquilli che non sembra vero.
La sessione di esami finita da una settimana, Milano è a 246 chilometri di distanza, Naeratus vive pacificamente sola per la maggior parte della giornata, disturbata – al più – dal miagolio saltuario di Ettore e dalle telefonate della Wind Infostrada che le fanno da sveglia.

Mattinata-tipo:
apro la porta-finestra, guardo la siepe degli allori, l’ermo colle di Santa Lucia e profondissima quiete io nel pensier mi fingo.
Sicché sto cercando di aggiungere qualche sega mentale alle mie 24 ore quotidiane.

Creare dal nulla seghe mentali risulta un’operazione semplicissima per una maestra della masturbazione psichica del mio calibro.
Difatti, a parte biancanevesco cinguettìo dei pettirossi la mattina, qui si sta riuscendo a:


1) Andare in panico per la tesi.
Dopo aver incontrato casualmente relatore e correlatrice meno di 7 giorni fa, Naeratus compie l’ammirevole mossa di dichiarare che consegnerà almeno il primo capitolo per fine febbraio – senza che nessuno gliel’abbia mai richiesto. Naeratus ovviamente era in preda ai fumi del caffè al ginseng al momento di questa brillante affermazione e non poteva rendersi conto che, non bloccando tale flusso di parole il 10 febbraio, ed avendo il mese corrente 28 giorni, si stava dando una magnifica zappata sugli zampini. Ma i professori probabilmente non ne sono a conoscenza.

2) Andare in panico per la tesi parte seconda.
Naeratus vorrebbe poter riavvolgere il VHS del tempo, beccare il momento in cui ha fatto la cazzata e sovrascriverlo con una puntata dei Teletubbies. Dio non l’ascolta. Probabilmente non gli piacciono i Teletubbies e Naeratus, in fondo, lo capisce.
Così sabato si mette di buona lena e con olio di gomito a leggere i primi due testi in italiano su l’economia dei contenuti digitali. Trascorsa qualche ora si rende conto della totale inutilità dei due libri in questione.

3) Litigare con la bilancia.
Naeratus ormai sa bene che durante periodi di stress tende ad assumere le sembianze di una scultura postmoderna di bastoncini da Shangai e, a parte le lamentele di sua madre che la paragona ad animaletti simpatici come acciughe ed insetti stecco – critiche cui ovvia simulando peso in un bozzolo di camicie e golf –, la cosa non le dispiace più di tanto. Così, ad una settimana dalla fine degli esami, Naeratus si rende conto che la bilancia segna un aumento di due chili. No. Impossibile. Maledetta!
(L’aver mangiato intere crostate di mele e marmellata passa improvvisamente sotto oblio).
Naeratus si domanda perché gli esami non proseguano durante tutto l’anno, in modo da farle mantenere il peso forma. Questa sega mentale, unita all’incazzatura e ad una buona dose di mele cotte, le farà perdere almeno 2 chili in 3 giorni.

4) Non riuscire ad addormentarsi per Paranormal Activity.
E questo è veramente il colmo...
Naeratus ha sempre avuto paura dei fantasmi e del buio. Il mix delle due cose ovviamente porta a farla impazzire.
E’ evidente che il soggetto abbia tendenze schizofreniche quando salta sul divano perché “sente i rumori”. Lo sanno bene il giardiniere che la prende per i fondelli ed il suo amico M che in occasione del suo ultimo compleanno auspicava un ingresso completo nel mondo della normalità (balordo! :-) ).
Bene. Tagliamo corto. Dopo un anno di autoterapia finalizzata al convincersi che dormire con la luce accesa fosse da idioti (è chiaro infatti che i fantasmi non temano quest’espediente…) il filmetto in questione sta minando i risultati ottenuti con rigore e disciplina. Naeratus sta passando in media 1 ora e un quarto con i denti che fanno rattle rattle prima d’addormentarsi al buio, pensando a chissà cosa (o chi!) registrerebbe una telecamera puntata la notte in camera sua. Drammatico. Stupido.
A maggior ragione se il film non l’hai nemmeno mai visto.

mercoledì 10 febbraio 2010

Naeratus, Alice ed i sorrisi al limone.

Teatro Studio, prima balconata, posto numero venticinque – sinistra.
I bambini in platea si voltavano piano piano a naso in su, stamani, col passaparola, pensando di non dare a vedere. Come potevano immaginare che il faretto che bruciava le loro retine consentisse a me di contare i loro capelli.
Credevano che fossi io Alice. Ci sono rimasti un po' male quando la vera attrice è entrata in scena dal basso e non aveva né camicia bianca né golfino azzurro.
No. Oggi non ero Alice ma le sue parole, ogni singolo suono che snocciolavano, diventavano mie.

“Chi sei tu?”
“Una volta sapevo chi ero. Adesso...non ne ho la più pallida idea.”

Un anno fa, a quest'ora, sapevo che tutto era bianco. Sopra e sotto. La neve. Il cervello. Il respiro. Il sangue.
Oggi, invece, a Milano, di bianco c'era solo il cielo.


A volte mi fermo a pensare. A volte mi fermo e basta. E l'unica cosa che risolvo veramente è di continuare a sorridere, sia pure un “sorriso al limone”.
Naerata.

So che c'è qualcuno – che non si abbasserà a leggermi – che subito mi redarguirebbe: “Il riso abbonda sulla bocca degli stolti”.
Sarà.
Io penso che questa l'abbia inventata un tale che si credeva tanto serio.
...In fondo non era meno ridicolo di tutti gli altri.





...“In quella direzione,” disse il Gatto, roteando la sua zampa destra, “vive un Cappellaio. E in quella direzione,” sventolando l'altra zampa, “ vive una Lepre Marzolina. Va' a trovare chi preferisci: entrambi sono matti.”
“Ma io non voglio andare in mezzo a gente matta.” rimarcò Alice.
“Oh, non puoi farci nulla,” disse il Gatto: “ siamo tutti matti qui. Io sono matto. Tu sei matta.”
“Come puoi sapere che io sia matta?” domandò Alice.
Devi esserlo,” rispose il Gatto, “altrimenti non saresti venuta qui.”...

lunedì 8 febbraio 2010

Naeratus, la fine della sessione ed i buoni propositi a medio termine.

E anche questa è fatta.
Andato, via, sciò! Peraltro è stato un esame anche molto interessante, visto che quando si parla di comunicazione si tirano in ballo sempre e solo TV, carta stampata o, al massimo, internet. Dedicare un po' di tempo alla radio mi sembrava doveroso...e pare sia stata una scelta azzeccata.

Ci si pone ora un temibile interrogativo sui propositi a medio termine:
"Cosa fare adesso?"

  • Il futuro è immolato al Dio Studio. Insieme al Dio Fitness compone l'Olimpo sovrannaturale che scandisce con ritmi di devota preghiera la giornata di Naeratus. Dal Dio Studio procede la Santa Tesi ed i libri scritti per mezzo del Suo Sacro Spirito. Amen.
  • Leggere Italo Calvino con “Se una notte d'inverno un viaggiatore” e qualsiasi altro libro che non sia obbligatorio per un qualsiasi altro esame. Sì, esatto: nessuno mi costringe a leggere Italo Calvino. Mi piace di mio. Si chiama schizofrenia, o se preferisci, masochismo. Sono perfettamente conscia e felice di soffrirne.
  • Apprendere qualcosa in cui “partendo da un oggetto, tramite tempo e lavorazione, se ne possa ottenere un altro” (dichiarazione di Naeratus, inizio febbraio 2010). No, questo processo non include alcuna forma di digestione.
Ho optato per la lavorazione a maglia, aggrappandomi ad un'unica, validissima, incrollabile motivazione:
i gomitoli di lana sono colorati e morbidi.
Ti sembra una ragione poco consistente? Probabilmente, all'interno del tuo gruppo di amici, quello ad essere odiato dalle persone ricce per mettere sempre le mani nei loro capelli non sei tu.
  • Indagare sul biondolo stragnocchissimo alto, con gli occhi azzurri ed incredibilmente figo che era oggi in mensa, scoprire se è davvero di provenienza terrestre e trargli un'imboscata nei giardinetti dietro la biblioteca.
Ehm, dunque...questa forse non potevo scriverla.

domenica 7 febbraio 2010

Naeratus, l'agrodolce ed i discorsi a metà:

"...Ma voi che siete uomini,
sotto il vento e le vele,
non regalate terre promesse
a chi non le mantiene..."

Non c'è mai tempo per parlare, ragazza riccia. Siamo sempre legati stretti ai vincoli del tempo e del luogo, tirati come un'amaca tra due alberi troppo lontani, senza accorgerci che basta un nodo in più e rischiamo di strapparci.
Non ho finito il discorso su quell'autobus (chi mai li finisce i discorsi?) l'altro giorno sulle sedie giallo-arancioni, quando parlavo di chi si incontra sulla propria strada per caso, o per forza, e che per caso, o per scelta, decide di voltare le spalle senza nemmeno un saluto.
Forse lo si fa perché si è distratti, o troppo occupati in altri pensieri.
Forse perché davvero non ci se ne accorge che si è già amache. Tirate tra alberi troppo lontani.

Lo so che sono stata amara, l'amaro ogni tanto mi torna in bocca e me la impasta con il dolce che invece mi è sempre rimasto in testa. Il sapore che ne risulta, almeno per me, è un po' singolare...sa quasi di quella salsina del ristorante cinese, quella all'ostrica – che sa Dio se le ostriche le abbia mai viste. Sa di zucchero e aceto, come i peperoni in padella.

E' che è brutto riscoprire, ogni volta, che c'è chi cambia strada perché voleva solo rimediare qualche spiccio: si ferma a parlare un po' del tempo e di cosa danno al cinema giusto per addolcire la situazione e abbindolare il pollo che stava sull'altro lato del marciapiedi. Lo vedi subito, dritto negli occhi, se uno è un pollo. Lo spenni meglio e giri l'angolo.

Basta, dai...sarà la stanchezza, sarà la nebbia...stasera sono agrodolce, ma abbondo con l'aceto. E con le metafore culinarie. A lungo andare rischio un blitz contro il frigo.


p.s.: Da piccola mi piaceva da matti giocare con le bolle di sapone, specie se c'era il sole. Con il sole si coloravano, e facevano un po' effetto arcobaleno...effetto petrolio sull'acqua tra i gozzi a Bocca di Magra.

Le bolle di sapone sono bellissime all'inizio, quando si levano in alto. Mi affascinano ancora. Ondeggiano, vanno un po' a caso, ti lasciano tutto il tempo per farsi ammirare...poi però, Puff! Scoppiano. Spariscono quando meglio loro aggrada. Non lasciano che un alone leggero... A volte, nemmeno il ricordo.
Un giorno avrei detto “Non fidarti mai delle bolle di sapone”.
Ora invece ti dico di prenderle per quello che sono: sorridi, risoffia: è solo un gioco.

Per arrabbiarti, puoi sempre prendertela con il labirinto. Sì, dai! quello lì con la pallina minuscola, coperto dalla plastica colorata trasparente, sul tappo: lui che mi ha sempre solo fatto saltare i nervi.

giovedì 4 febbraio 2010

lunedì 1 febbraio 2010

Naeratus, le estrazioni dentarie e le motivazioni religiose.

Mattinata dalla dentista.

Naeratus resiste da mesi contro l'ipotesi incombente di volerle togliere i denti del giudizio. La sua battaglia personale ormai era diventata questione di etica.

La fifa terribile che mi oppone monadisticamente al mondo dei dentisti (e a quello dei medici in genere, anche se uno, l'Eletto, si salva da questa impietosa categorizzazione) mi aveva fatto addurre le più pesanti tra le motivazioni. Infatti, alla fine, visto che dire “Ho paura dei tagli” o “No! Il sangue no!!!” scatenava ancora maggior sadismo in questa specie infame, e che “Nessuno mi ha mai squartata” non sembrava nemmeno a me una scusa degna di stare in piedi...beh, ho deciso di intraprendere la strada più inattaccabile: la religione.

Il motivo è presto detto: nessuno può obiettare qualcosa senza apparire fondamentalmente insensato pure a se stesso, se gli opponi ragioni di Credo.

Così, negli ultimi tre mesi di tecnica-anti-estrazione-dente-giudizio mi sono improvvisata fervente monoteista ( “Dovremmo togliere quel dente del giudizio...” “No. Dio non vuole.” ).

Ho adottato di tanto in tanto una politica più contemporanea, più positiva, adattando la faccenda alle prescrizioni delle sette americane ( “Vedi? Quel dentino...” “Mi spiace. Ma il mio Dio vuole che non si urli durante il parto, che si faccia proselitismo e che si mantengano i denti del giudizio”).

Ho provato anche uno stile più soft, alla orientale (“Naeratus, non puoi andare avanti..” “Tranquilla, è un dente pieno di pace. Non ha mai disturbato nessuno”).

Alla fine, mi sono piegata anche allo scientismo darwiniano che, in effetti, non è tanto da me ( “Bisogna estrarlo...” “Cara. Se è lì...ci sarà un motivo evolutivo”).

Perché stia capitolando allora?

Ieri quello stronzo di un dente è andato in ascesso e ora, tralasciando particolari truculenti - tipo! pus e sangue, mi ritrovo la guancia sinistra a mo' di criceto obeso.
...5 giorni di antibiotico Augmentin, una panoramica, poi si vedrà.

Maledetti infedeli. L'hanno spuntata loro.



p.s.: Abbasso l'Augmentin! Abbasso l'Augmentin!!!

domenica 31 gennaio 2010

Naeratus, le ricorrenze ed i pensieri sconnessi

...Mi fosti cara, Piccola Veliera, ti ricordi l'approdo
tra rose in fiore e gigli immacolati in un mattino d'oro?
Tacendo vai, portando il sogno avvolto in questa triste sera,
non sia lontano il dì ch'io ti raggiunga, mia Piccola Veliera...
(Sulutumana, "Piccola veliera")



31 Gennaio. Un anno fa preciso preciso andavo a firmare per la mia casetta a Tallinn, in Estonia.
La proverbiale elasticità mentale estone mi ci avrebbe fatto dormire solo il giorno successivo, visto che avevo fatto richiesta per "a partire da febbraio"...

Bene, i quattro gatti che mi seguono e conoscono sanno perfettamente che mi sono spedita fin lassù per l'avventura più stravolgente della mia vita. L'Erasmus.
Gli altri gatti che iniziano a leggermi, lo avranno appena appreso e si prefigureranno la mia monotonia quando entro in argomento "Tallinn": non c'è scampo. Siete spacciati.

A quest'ora avevo in mano il contratto per il mio appartamentino in Kaupmehe 6: 50 metri quadri di ordine, pulizia e aroma d'incenso all'ibiscus - di cui mi drogavo rapita nell'enthusiasmos dal grande Vernel: il Dio del pulito.
Pazzesco. Un anno. E mi sembra ieri.
Il bello è che tutto quello che è successo prima del 28 gennaio 2009 mi sembra accaduto da eoni, mentre tutto quello che è stato nel mezzo sembra sia volato via, in un battito di ciglia, come se avessi vissuto una vita accelerata in cui tutto si susseguiva in tumulto. Ed è come se questo tempo me lo portassi al collo in una catena. Minuscolo e densissimo, mi soffoca pesando sul petto.
...Ma quand'è che si guarisce da questa malinconia?


p.s.: l'altro giorno stavo chiacchierando con un mio amico inglese, tornato da poco in patria.
Diceva che la prima cosa che gli è saltata in mente, mentre si aggirava per le strade della sua città, è stata di tingersi i capelli di viola.
Esattamente lo stesso gesto sconsiderato che feci io a luglio, al mio ritorno.
C'è qualcosa di sinistro in questa faccenda.

sabato 30 gennaio 2010

Naeratus, la "madrepatria" e la pigrizia:

Ottimo. Un'altra giornata di puro, rilassantissimo ozio al calduccio della finestra.


E' attestato ormai: dall'età della ragione (ma temo ancora prima) il sabato pomeriggio Naeratus crolla ed assume la stessa vitalità di un'ameba in letargo. Se c'è il sole poi, la situazione peggiora ulteriormente.
Pensare che sono scesa a casa perché a Milano:
1) Non riesco a studiare.
2) Non posso andare in palestra.

Risultato?
Sto diventando pazza perché mia madre è giunta al decimo “Ciao!!!” prima di uscire;
oggi non ho aperto libro, ed è una settimana circa che, vista la mia costanza nell'attività fisica, la cellulite sulle chiappe si riunisce in danze tradizionali ed intona canti di gloria al Signore.
Sto diventando l'emblema della pigrizia, altro che Arcano inesistente.


p.s.: Però ci sono aspetti profondamente positivi nello stare a casuccia! (...oltre a regnare indomita e sovrana sull'entropia che genera il mio passaggio; e fatta eccezione anche per la possibilità di insultare le pareti bianche nei momenti di picco down dell'umore...)
...dormire con il gatto;
andare a Lerici il sabato mattina, spulciare tra le bancarelle del mercato e fermarsi ore a guardare il mare;
preparare piatti di tofu mentre mio padre mi osserva con uno sguardo schifato, salvo poi chiedere il bis;
fare la cerimonia del tè recitando la parte del Gran Maestro anche se non c'è nessuno con cui bere – e costringere la zia a prenderne una tazza quando ti viene a trovare.

Naeratus, i gatti e gli scontri di civiltà:

Sono accoccolata al mio gattaccio rosso sul divano, come ogni sera. E' una bestiaccia morbidosa e mi segue dappertutto.

Si piazza sulle gambe mentre studio, si apposta ai piedi delle arpe per chiedermi di suonare, specie il pomeriggio, ama camminare davanti agli schermi di pc o tv che sia per sentirsi il pelo attratto dall'elettricità. La mattina piomba sul letto con un miagolio delicato ed assume la mia stessa posizione. Un gattone multitasking...ma quando si tratta della conquista serale del plaid, non si guarda in faccia a nessuno ed è guerra aperta.
Anzi, no. Logorante guerra di posizione: mosse tattiche per accaparrarsi porzioni maggiori di coperta calda.
Come adesso, la spunta sempre lui.
Ed io mi rassegno ad un futuro prossimo fatto di posizioni scomode, tunnel carpale quasi garantito e code pelose che sconfinano sulla tastiera.

Così è (se vi pare)!

Toh! Spunta un nuovo esserino nella blogosfera!

Oddio...”Nuovo” forse non è il termine esatto. Mi ritrovo ad aprire l'ennesimo spazio nella speranza di lasciarlo un po' più al quotidiano prosaico e di riuscire a relegare agli altri due bloggoli gli ambiti dei voli pindarici-amniotici-magmatici-poetici...e dei racconti di viaggio. Lo faccio in un periodo di estrema confusione mentale (quella mentale ha effettivamente dei periodi. Quella della mia stanza è una caratteristica fondamentale).
Un anno fa – faccio finta di non aver oltrepassato la mezzanotte mentre scrivo – partivo per l'esperienza più sconvolgente che la mia vita avesse provato fino ad allora. Ed adesso, a trecentossessantac...sei giorni di distanza mi ritrovo a fare i conti con i postumi dell'Erasmus. Tipo un enorme, gigantesco post-sbronza. Anche se (vergogna!) non mi sono ubriacata mai. Non del tutto almeno...
Ma sarò monotona, ne riparlerò poi...

Mesi che rimugino e sciorino pensieri tra le orecchie, penso sia il momento di darsi alla stesura del quotidiano e del banale, senza troppi lazzi apparenti. La mia vita, così come è, così come la vedo. Senza troppe bugie. Forse con qualche omissione. Io scrivo, come al solito. Se ci sarà qualcuno a leggermi, sarò contenta di non aver optato per lo sfogo gridato nei sacchetti del pane (dicono che aiuti. Ci credo poco.).
Se sarà addirittura apprezzato quel che scrivo, mi stupirò ancora una volta per la varietà dei gusti a questo mondo, con le loro simpatiche sfumature che digradano verso l'orrifico.

Manco a dirlo, il Comitato per il Nobel per la Letteratura non passerà da qui.
E nemmeno avanzo pretese di coerenza...sono un Acquario! Come motivazione penso possa bastare.