L'Arcano inesistente.

Tra i Trionfi c'è chi è Matto e non sa dove stare. C'è chi è Appeso e deve decidere. C'è chi "cerca l'Uomo" con le lampade ad olio e chi è Senza Nome e fa molta paura.
Poi c'è Naeratus: l'Arcano inesistente.

lunedì 15 febbraio 2010

Naeratus e la creazione di seghe mentali come hobby:

Giorni tranquilli, così tranquilli che non sembra vero.
La sessione di esami finita da una settimana, Milano è a 246 chilometri di distanza, Naeratus vive pacificamente sola per la maggior parte della giornata, disturbata – al più – dal miagolio saltuario di Ettore e dalle telefonate della Wind Infostrada che le fanno da sveglia.

Mattinata-tipo:
apro la porta-finestra, guardo la siepe degli allori, l’ermo colle di Santa Lucia e profondissima quiete io nel pensier mi fingo.
Sicché sto cercando di aggiungere qualche sega mentale alle mie 24 ore quotidiane.

Creare dal nulla seghe mentali risulta un’operazione semplicissima per una maestra della masturbazione psichica del mio calibro.
Difatti, a parte biancanevesco cinguettìo dei pettirossi la mattina, qui si sta riuscendo a:


1) Andare in panico per la tesi.
Dopo aver incontrato casualmente relatore e correlatrice meno di 7 giorni fa, Naeratus compie l’ammirevole mossa di dichiarare che consegnerà almeno il primo capitolo per fine febbraio – senza che nessuno gliel’abbia mai richiesto. Naeratus ovviamente era in preda ai fumi del caffè al ginseng al momento di questa brillante affermazione e non poteva rendersi conto che, non bloccando tale flusso di parole il 10 febbraio, ed avendo il mese corrente 28 giorni, si stava dando una magnifica zappata sugli zampini. Ma i professori probabilmente non ne sono a conoscenza.

2) Andare in panico per la tesi parte seconda.
Naeratus vorrebbe poter riavvolgere il VHS del tempo, beccare il momento in cui ha fatto la cazzata e sovrascriverlo con una puntata dei Teletubbies. Dio non l’ascolta. Probabilmente non gli piacciono i Teletubbies e Naeratus, in fondo, lo capisce.
Così sabato si mette di buona lena e con olio di gomito a leggere i primi due testi in italiano su l’economia dei contenuti digitali. Trascorsa qualche ora si rende conto della totale inutilità dei due libri in questione.

3) Litigare con la bilancia.
Naeratus ormai sa bene che durante periodi di stress tende ad assumere le sembianze di una scultura postmoderna di bastoncini da Shangai e, a parte le lamentele di sua madre che la paragona ad animaletti simpatici come acciughe ed insetti stecco – critiche cui ovvia simulando peso in un bozzolo di camicie e golf –, la cosa non le dispiace più di tanto. Così, ad una settimana dalla fine degli esami, Naeratus si rende conto che la bilancia segna un aumento di due chili. No. Impossibile. Maledetta!
(L’aver mangiato intere crostate di mele e marmellata passa improvvisamente sotto oblio).
Naeratus si domanda perché gli esami non proseguano durante tutto l’anno, in modo da farle mantenere il peso forma. Questa sega mentale, unita all’incazzatura e ad una buona dose di mele cotte, le farà perdere almeno 2 chili in 3 giorni.

4) Non riuscire ad addormentarsi per Paranormal Activity.
E questo è veramente il colmo...
Naeratus ha sempre avuto paura dei fantasmi e del buio. Il mix delle due cose ovviamente porta a farla impazzire.
E’ evidente che il soggetto abbia tendenze schizofreniche quando salta sul divano perché “sente i rumori”. Lo sanno bene il giardiniere che la prende per i fondelli ed il suo amico M che in occasione del suo ultimo compleanno auspicava un ingresso completo nel mondo della normalità (balordo! :-) ).
Bene. Tagliamo corto. Dopo un anno di autoterapia finalizzata al convincersi che dormire con la luce accesa fosse da idioti (è chiaro infatti che i fantasmi non temano quest’espediente…) il filmetto in questione sta minando i risultati ottenuti con rigore e disciplina. Naeratus sta passando in media 1 ora e un quarto con i denti che fanno rattle rattle prima d’addormentarsi al buio, pensando a chissà cosa (o chi!) registrerebbe una telecamera puntata la notte in camera sua. Drammatico. Stupido.
A maggior ragione se il film non l’hai nemmeno mai visto.

mercoledì 10 febbraio 2010

Naeratus, Alice ed i sorrisi al limone.

Teatro Studio, prima balconata, posto numero venticinque – sinistra.
I bambini in platea si voltavano piano piano a naso in su, stamani, col passaparola, pensando di non dare a vedere. Come potevano immaginare che il faretto che bruciava le loro retine consentisse a me di contare i loro capelli.
Credevano che fossi io Alice. Ci sono rimasti un po' male quando la vera attrice è entrata in scena dal basso e non aveva né camicia bianca né golfino azzurro.
No. Oggi non ero Alice ma le sue parole, ogni singolo suono che snocciolavano, diventavano mie.

“Chi sei tu?”
“Una volta sapevo chi ero. Adesso...non ne ho la più pallida idea.”

Un anno fa, a quest'ora, sapevo che tutto era bianco. Sopra e sotto. La neve. Il cervello. Il respiro. Il sangue.
Oggi, invece, a Milano, di bianco c'era solo il cielo.


A volte mi fermo a pensare. A volte mi fermo e basta. E l'unica cosa che risolvo veramente è di continuare a sorridere, sia pure un “sorriso al limone”.
Naerata.

So che c'è qualcuno – che non si abbasserà a leggermi – che subito mi redarguirebbe: “Il riso abbonda sulla bocca degli stolti”.
Sarà.
Io penso che questa l'abbia inventata un tale che si credeva tanto serio.
...In fondo non era meno ridicolo di tutti gli altri.





...“In quella direzione,” disse il Gatto, roteando la sua zampa destra, “vive un Cappellaio. E in quella direzione,” sventolando l'altra zampa, “ vive una Lepre Marzolina. Va' a trovare chi preferisci: entrambi sono matti.”
“Ma io non voglio andare in mezzo a gente matta.” rimarcò Alice.
“Oh, non puoi farci nulla,” disse il Gatto: “ siamo tutti matti qui. Io sono matto. Tu sei matta.”
“Come puoi sapere che io sia matta?” domandò Alice.
Devi esserlo,” rispose il Gatto, “altrimenti non saresti venuta qui.”...

lunedì 8 febbraio 2010

Naeratus, la fine della sessione ed i buoni propositi a medio termine.

E anche questa è fatta.
Andato, via, sciò! Peraltro è stato un esame anche molto interessante, visto che quando si parla di comunicazione si tirano in ballo sempre e solo TV, carta stampata o, al massimo, internet. Dedicare un po' di tempo alla radio mi sembrava doveroso...e pare sia stata una scelta azzeccata.

Ci si pone ora un temibile interrogativo sui propositi a medio termine:
"Cosa fare adesso?"

  • Il futuro è immolato al Dio Studio. Insieme al Dio Fitness compone l'Olimpo sovrannaturale che scandisce con ritmi di devota preghiera la giornata di Naeratus. Dal Dio Studio procede la Santa Tesi ed i libri scritti per mezzo del Suo Sacro Spirito. Amen.
  • Leggere Italo Calvino con “Se una notte d'inverno un viaggiatore” e qualsiasi altro libro che non sia obbligatorio per un qualsiasi altro esame. Sì, esatto: nessuno mi costringe a leggere Italo Calvino. Mi piace di mio. Si chiama schizofrenia, o se preferisci, masochismo. Sono perfettamente conscia e felice di soffrirne.
  • Apprendere qualcosa in cui “partendo da un oggetto, tramite tempo e lavorazione, se ne possa ottenere un altro” (dichiarazione di Naeratus, inizio febbraio 2010). No, questo processo non include alcuna forma di digestione.
Ho optato per la lavorazione a maglia, aggrappandomi ad un'unica, validissima, incrollabile motivazione:
i gomitoli di lana sono colorati e morbidi.
Ti sembra una ragione poco consistente? Probabilmente, all'interno del tuo gruppo di amici, quello ad essere odiato dalle persone ricce per mettere sempre le mani nei loro capelli non sei tu.
  • Indagare sul biondolo stragnocchissimo alto, con gli occhi azzurri ed incredibilmente figo che era oggi in mensa, scoprire se è davvero di provenienza terrestre e trargli un'imboscata nei giardinetti dietro la biblioteca.
Ehm, dunque...questa forse non potevo scriverla.

domenica 7 febbraio 2010

Naeratus, l'agrodolce ed i discorsi a metà:

"...Ma voi che siete uomini,
sotto il vento e le vele,
non regalate terre promesse
a chi non le mantiene..."

Non c'è mai tempo per parlare, ragazza riccia. Siamo sempre legati stretti ai vincoli del tempo e del luogo, tirati come un'amaca tra due alberi troppo lontani, senza accorgerci che basta un nodo in più e rischiamo di strapparci.
Non ho finito il discorso su quell'autobus (chi mai li finisce i discorsi?) l'altro giorno sulle sedie giallo-arancioni, quando parlavo di chi si incontra sulla propria strada per caso, o per forza, e che per caso, o per scelta, decide di voltare le spalle senza nemmeno un saluto.
Forse lo si fa perché si è distratti, o troppo occupati in altri pensieri.
Forse perché davvero non ci se ne accorge che si è già amache. Tirate tra alberi troppo lontani.

Lo so che sono stata amara, l'amaro ogni tanto mi torna in bocca e me la impasta con il dolce che invece mi è sempre rimasto in testa. Il sapore che ne risulta, almeno per me, è un po' singolare...sa quasi di quella salsina del ristorante cinese, quella all'ostrica – che sa Dio se le ostriche le abbia mai viste. Sa di zucchero e aceto, come i peperoni in padella.

E' che è brutto riscoprire, ogni volta, che c'è chi cambia strada perché voleva solo rimediare qualche spiccio: si ferma a parlare un po' del tempo e di cosa danno al cinema giusto per addolcire la situazione e abbindolare il pollo che stava sull'altro lato del marciapiedi. Lo vedi subito, dritto negli occhi, se uno è un pollo. Lo spenni meglio e giri l'angolo.

Basta, dai...sarà la stanchezza, sarà la nebbia...stasera sono agrodolce, ma abbondo con l'aceto. E con le metafore culinarie. A lungo andare rischio un blitz contro il frigo.


p.s.: Da piccola mi piaceva da matti giocare con le bolle di sapone, specie se c'era il sole. Con il sole si coloravano, e facevano un po' effetto arcobaleno...effetto petrolio sull'acqua tra i gozzi a Bocca di Magra.

Le bolle di sapone sono bellissime all'inizio, quando si levano in alto. Mi affascinano ancora. Ondeggiano, vanno un po' a caso, ti lasciano tutto il tempo per farsi ammirare...poi però, Puff! Scoppiano. Spariscono quando meglio loro aggrada. Non lasciano che un alone leggero... A volte, nemmeno il ricordo.
Un giorno avrei detto “Non fidarti mai delle bolle di sapone”.
Ora invece ti dico di prenderle per quello che sono: sorridi, risoffia: è solo un gioco.

Per arrabbiarti, puoi sempre prendertela con il labirinto. Sì, dai! quello lì con la pallina minuscola, coperto dalla plastica colorata trasparente, sul tappo: lui che mi ha sempre solo fatto saltare i nervi.

giovedì 4 febbraio 2010

lunedì 1 febbraio 2010

Naeratus, le estrazioni dentarie e le motivazioni religiose.

Mattinata dalla dentista.

Naeratus resiste da mesi contro l'ipotesi incombente di volerle togliere i denti del giudizio. La sua battaglia personale ormai era diventata questione di etica.

La fifa terribile che mi oppone monadisticamente al mondo dei dentisti (e a quello dei medici in genere, anche se uno, l'Eletto, si salva da questa impietosa categorizzazione) mi aveva fatto addurre le più pesanti tra le motivazioni. Infatti, alla fine, visto che dire “Ho paura dei tagli” o “No! Il sangue no!!!” scatenava ancora maggior sadismo in questa specie infame, e che “Nessuno mi ha mai squartata” non sembrava nemmeno a me una scusa degna di stare in piedi...beh, ho deciso di intraprendere la strada più inattaccabile: la religione.

Il motivo è presto detto: nessuno può obiettare qualcosa senza apparire fondamentalmente insensato pure a se stesso, se gli opponi ragioni di Credo.

Così, negli ultimi tre mesi di tecnica-anti-estrazione-dente-giudizio mi sono improvvisata fervente monoteista ( “Dovremmo togliere quel dente del giudizio...” “No. Dio non vuole.” ).

Ho adottato di tanto in tanto una politica più contemporanea, più positiva, adattando la faccenda alle prescrizioni delle sette americane ( “Vedi? Quel dentino...” “Mi spiace. Ma il mio Dio vuole che non si urli durante il parto, che si faccia proselitismo e che si mantengano i denti del giudizio”).

Ho provato anche uno stile più soft, alla orientale (“Naeratus, non puoi andare avanti..” “Tranquilla, è un dente pieno di pace. Non ha mai disturbato nessuno”).

Alla fine, mi sono piegata anche allo scientismo darwiniano che, in effetti, non è tanto da me ( “Bisogna estrarlo...” “Cara. Se è lì...ci sarà un motivo evolutivo”).

Perché stia capitolando allora?

Ieri quello stronzo di un dente è andato in ascesso e ora, tralasciando particolari truculenti - tipo! pus e sangue, mi ritrovo la guancia sinistra a mo' di criceto obeso.
...5 giorni di antibiotico Augmentin, una panoramica, poi si vedrà.

Maledetti infedeli. L'hanno spuntata loro.



p.s.: Abbasso l'Augmentin! Abbasso l'Augmentin!!!