L'Arcano inesistente.

Tra i Trionfi c'è chi è Matto e non sa dove stare. C'è chi è Appeso e deve decidere. C'è chi "cerca l'Uomo" con le lampade ad olio e chi è Senza Nome e fa molta paura.
Poi c'è Naeratus: l'Arcano inesistente.

mercoledì 23 febbraio 2011

Le parole.

Se ne stavano uno accanto all’altro, davanti alla finestra, in un silenzio immenso che aspettava solo che l’alba sorgesse di nuovo.
Un po’ di fumo, tutt’intorno, rendeva quell’atmosfera già un po’ blasé di chi pensa e non parla, di chi osserva e non dice, un cubo di aria al sapor di anice e cannella.
Con un retrogusto di rosa…ma quello si sente sempre dopo.

“Sai qual è il problema?”

Anche i fiori secchi respiravano la notte.

“…A proposito di cosa?”
“Di tutto…e di niente.”

Le ombre iniziavano ad apparire sugli alberi di fronte al davanzale, con una timidezza degna solo del crepuscolo.

“…Il problema è quando non trovi più le parole per raccontarti.” La brezza lassù era fredda, nonostante si fosse già varcato giugno. “…A quel punto, non so…o cerchi un buon suggeritore…O non ti resta che chiamare il sipario.”
Tagliò la sottile colonna d’incenso con una mano ed accennò un sorriso al sapor di limone.
Aveva un che di buffo il riflesso del buio della stanza su quel vetro irrimediabilmente ticchettato da una pioggia un po’ vecchia e dalla pigrizia.
L’altro si scostò dal davanzale con un gesto più o meno deciso: iniziava ad avviarsi verso la cucina, e lui lo guardò con sguardo interrogativo.
“…Ma nessuno ti impedisce di iniziare ad inventartene di nuove.”
Era di spalle. Ma la voce chiarissima.

“Vieni. E’ abbastanza tardi perché il tè sia pronto.”

Lui alzò un sopracciglio e ridacchiò, chiudendo la tenda.

("Le parole." Naeratus, Tallinn - 02 Giugno 2009)

lunedì 7 febbraio 2011

Naeratus, i sogni ed i freni.

Sarà la giornata, sarà l'aria di Milano. Ieri Claudio mi ha stimolato il ricordo, prima di andare a dormire. La cosa terribile è che se ricordi di notte allora non hai più scampo. Finisci dritto dritto in mezzo alle parole, e alle parole dai un'anima di immagine. Così, ti rapiscono i sogni.
I sogni mi hanno portata nella loggia del Raekoda. Mi ci sono nascosta ed ho sorseggiato tè bianco. Proprio quel tè bianco che nei giorni della birra dello studente (sostanzialmente ogni santo mercoledì al Molly Malone's, a sinistra guardando la Tudengimaja) mi ostinavo ad ordinare, quando la cameriera finta mora passava al tavolaccio con non-chalance convinta che tutti si abbandonassero al due birre al prezzo di una e si imbatteva nell'eccezione che conferma la regola. Solo ora mi balena in mente che abbia pensato che fossi o totalmente pazza o ostinatamente oppositiva. "Cosa volete?" "Birra" "Birra" "Birra" "Birra" "Tè bianco, grazie" "Scusi?" "Tè bianco" "Tè bianco?" "Esattamente, grazie" "Ne sei sicura?" "Se le dà fastidio posso scriverlo io..." ...e un sorriso. Naeratus. Non era una risposta cattiva, devo precisarlo...alla fin fine ridacchiò anche lei, qualcosa di quasi osceno per la compita serietà che si ritrovano. Alla lunga, poi, ci si era abituata.

Mi manca. Mi manca. Non dovrei più pensarci a Tallinn. Sono plurimaniaca ma monotematica. Ogni sei mesi ci ricasco e mi stordisco di ricordi.
Quando penso sono una bicicletta senza freni.
Se continui così, prima o poi andrai a sbattere su qualche muretto, te lo dico io. Ma se ti conosco bene, recupererai anche la ruota sghemba e ricomincerai a pedalare. Tanto, che differenza fa? La meta è un surplus...l'importante è viaggiare.

giovedì 3 febbraio 2011

Per la nostra salute.

Fanno le campagne contro il fumo, per la nostra salute.
Fanno le campagne contro l'alcol, per la nostra salute.
Fanno le campagne a favore del preservativo. Va bene, non le fanno più, probabilmente per non ledere la sensibilità di chi si scandalizzerebbe a pensare che è meglio un preservativo oggi che un aborto o un malato di AIDS in più domani, ma insomma, comunque sia, lo facevano per la nostra salute.
Si preoccupano dei grassi insaturi, dei polinsaturi e degli additivi nelle salse dei fast food, per la nostra salute.
Potrei indicarne per ore di cose che fanno per la nostra salute. Posso anche azzardare un “sono d'accordo”, che io le appoggio le campagne per la nostra salute, credo nella comunicazione (come potrei non farlo?) se coerentemente seguita dai fatti.
Coerentemente. Questo è il punto.

Da 21 giorni il livello del PM10 (per gli amici, “polveri sottili”, yo fratello!) a Milano sta superando il limite fissato dalla legge: 50 mg al metro cubo. Non siamo a 51. In zona Città Studi siamo a 120. Più del doppio. Per la nostra salute.
Dunque, 120 mg al metro cubo zona Città Studi. Non basta? 130 mg al metro cubo zona Verziere. Non basta? 159 mg al metro cubo via del Senato. Più del triplo. Per ventuno giorni consecutivi.
Per la nostra salute si sono inventati il blocco delle auto la domenica.
La domenica a Milano non girano auto. Di per sé. Non serve il blocco delle auto per bloccare le auto, la domenica, a Milano.

Giovedì scorso passeggiavo in corso Buenos Aires. Ho sorvolato le vetrine, con l'occhio lungo. Ho avvistato una farmacia. Ci sono corsa incontro.
“Le mascherine antismog? Mi spiace. Non le abbiamo più quelle apposta della Chicco”. Ok, fa nulla. Passami le Pic anti-polvere. Qui si dice “Piutost che nient, l'è mei piutost”. Sono un cane a traslitterare. Spero passi il senso.
Ho vagato per mezza Milano travestita da bandito bianco. Come me, tanti altri. Piccole incognite nello smog, ci riconoscevamo solo dagli occhi e dalle mani. Sempre che non si indossassero i guanti. Stanno per proibire il burqa a Sesto. Noi indossavamo il burqa dell'anti-inquinamento. Il burqa del polmone e dell'apparato respiratorio. Per la nostra salute.

Lo smog sa di acido e ti attacca in gola. Ti viene da ringraziare di avere il raffreddore la sera, quando soffiando nel fazzoletto bianco, il muco esce nero, alla Armani. Alla moda. Milanese. Per la nostra salute.

Perché scrivo? È un po' che non lo faccio, prendendomi sul serio.
Prima ho sentito il sindaco, Signora Letizia Moratti, dichiarare che al Comune di Milano “sta a cuore la salute dei cittadini”.
Torno in Rete e leggo che sono previste anche ulteriori deroghe e zone finestra per il blocco di domenica prossima. Accorceranno il fermo del traffico anche la domenica, per intenderci. Per la nostra salute. Pare ovvio.

Oggi uscirò di nuovo. Con il mio burqa bianco. Girare mascherati è vietato per legge, senza volerne approvare di nuove. Mi aggrapperò alla scusante del Carnevale. Ormai è prossimo. “Sono travestita da persona che non vuole intossicarsi”. Valido, no? Alla fin fine, vendono i costumi da “piccolo mafioso” (ah! Le subculture!) - io lancio la moda della “persona che non vuole intossicarsi”.

Fermano il traffico la domenica perché ci hanno a cuore.
Ogni mattina, mezzogiorno, sera di un qualsiasi giorno lavorativo, un serpentone di macchine ferme al semaforo è sotto casa. Viaggiano a passo d'uomo. Per minuti lunghissimi. Per ore.
Ma non esistono i blocchi del lunedì, del martedì, del mercoledì, del giovedì, del venerdì. Nemmeno del sabato.
Nei condomini il riscaldamento si accende a tutta birra a metà ottobre, quando il fantastico microclima padano ci regala i gelidi 22 gradi centigradi all'ombra, e si spegne a fine aprile, mentre le finestre dei freddolosi restano aperte perché "qui fa troppo caldo".
Questa è la vostra ipocrisia. Quello che avete a cuore è la vostra faccia imbellettata davanti ai microfoni che io conosco bene, signori del traffico, paladini dell'aria. Non sapete nemmeno dove sta di casa, la nostra salute.
L'economia dello smog di Milano è quello che muove i vostri portafogli feriali. Lei no, non può e non deve fermarsi.
Così, quando si baserà solo sui becchini e le pompe funebri (chiaro: finché anche loro avranno un lavoro), capirete cosa bisognava fare. Questa volta, davvero. Per la nostra salute.