L'Arcano inesistente.

Tra i Trionfi c'è chi è Matto e non sa dove stare. C'è chi è Appeso e deve decidere. C'è chi "cerca l'Uomo" con le lampade ad olio e chi è Senza Nome e fa molta paura.
Poi c'è Naeratus: l'Arcano inesistente.

domenica 7 febbraio 2010

Naeratus, l'agrodolce ed i discorsi a metà:

"...Ma voi che siete uomini,
sotto il vento e le vele,
non regalate terre promesse
a chi non le mantiene..."

Non c'è mai tempo per parlare, ragazza riccia. Siamo sempre legati stretti ai vincoli del tempo e del luogo, tirati come un'amaca tra due alberi troppo lontani, senza accorgerci che basta un nodo in più e rischiamo di strapparci.
Non ho finito il discorso su quell'autobus (chi mai li finisce i discorsi?) l'altro giorno sulle sedie giallo-arancioni, quando parlavo di chi si incontra sulla propria strada per caso, o per forza, e che per caso, o per scelta, decide di voltare le spalle senza nemmeno un saluto.
Forse lo si fa perché si è distratti, o troppo occupati in altri pensieri.
Forse perché davvero non ci se ne accorge che si è già amache. Tirate tra alberi troppo lontani.

Lo so che sono stata amara, l'amaro ogni tanto mi torna in bocca e me la impasta con il dolce che invece mi è sempre rimasto in testa. Il sapore che ne risulta, almeno per me, è un po' singolare...sa quasi di quella salsina del ristorante cinese, quella all'ostrica – che sa Dio se le ostriche le abbia mai viste. Sa di zucchero e aceto, come i peperoni in padella.

E' che è brutto riscoprire, ogni volta, che c'è chi cambia strada perché voleva solo rimediare qualche spiccio: si ferma a parlare un po' del tempo e di cosa danno al cinema giusto per addolcire la situazione e abbindolare il pollo che stava sull'altro lato del marciapiedi. Lo vedi subito, dritto negli occhi, se uno è un pollo. Lo spenni meglio e giri l'angolo.

Basta, dai...sarà la stanchezza, sarà la nebbia...stasera sono agrodolce, ma abbondo con l'aceto. E con le metafore culinarie. A lungo andare rischio un blitz contro il frigo.


p.s.: Da piccola mi piaceva da matti giocare con le bolle di sapone, specie se c'era il sole. Con il sole si coloravano, e facevano un po' effetto arcobaleno...effetto petrolio sull'acqua tra i gozzi a Bocca di Magra.

Le bolle di sapone sono bellissime all'inizio, quando si levano in alto. Mi affascinano ancora. Ondeggiano, vanno un po' a caso, ti lasciano tutto il tempo per farsi ammirare...poi però, Puff! Scoppiano. Spariscono quando meglio loro aggrada. Non lasciano che un alone leggero... A volte, nemmeno il ricordo.
Un giorno avrei detto “Non fidarti mai delle bolle di sapone”.
Ora invece ti dico di prenderle per quello che sono: sorridi, risoffia: è solo un gioco.

Per arrabbiarti, puoi sempre prendertela con il labirinto. Sì, dai! quello lì con la pallina minuscola, coperto dalla plastica colorata trasparente, sul tappo: lui che mi ha sempre solo fatto saltare i nervi.

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